Pier Paolo Cecchi, portavoce del Comitato Sinistra per Cervia, mi invia una interessante proposta per limitare il fenomeno della cementificazione, che in Italia ha assunto dimensioni non più sostenibili. Volentieri pubblico. Il blog sostiene le proposte concrete. E' la dimostrazione che i cittadini hanno idee politiche propositive orientate a trovare delle soluzioni possibili ai problemi.
"L’attuale sistema di tassazione della casa e delle costruzioni è tra i principali responsabili della cementificazione selvaggia del nostro paese.
A causa di questo sistema, le amministrazioni comunali sempre più a corto di risorse, incentivano la costruzione di nuovi edifici o il loro ampliamento per aumentare i propri introiti.
Purtroppo, questa tendenza sembra trovare conferma nelle intenzioni del Governo di lasciare sempre di più il gettito fiscale proveniente dalla casa ai Comuni.
Essendo gli stessi Comuni gli enti preposti a regolare lo sviluppo urbanistico del territorio, si capisce bene che ciò non può che portare ad un circolo vizioso il cui unico sbocco è la cementificazione di un territorio svenduto per fare cassa.
Cosa si può fare per cercare di interrompere questo meccanismo?
La formula magica contro il cemento non esiste, però è possibile fare qualcosa per interrompere i meccanismi più deleteri.
Bisogna far sì che le costruzioni non siano più una fonte importante di entrate per i Comuni, stabilendo quindi un “tetto” massimo agli introiti che se ne possono ricavare.
Si potrebbero ad esempio fissare tre “paletti” a livello nazionale per far sì che la speculazione edilizia smetta di essere una fonte di guadagno per i Comuni, fissando:
1)Un numero massimo di metri quadrati edificati per abitante.
2)Un incremento annuo massimo di metri quadrati edificati per abitante.
3)Un gettito massimo per abitante di ogni imposta sulla casa.
Tutte le risorse provenienti da oneri di urbanizzazione o imposte sulla casa tali da superare questo tetto devono essere tolte al Comune in questione.
Se ad esempio il limite massimo di metri quadrati edificati per abitante è 100 e in un Comune sono 120, vorrà dire che una porzione del gettito ICI pari a quei 20 metri di troppo(cioè un sesto del totale), sarà tolta al Comune.
E a chi la si può destinare?
La si può dare a quei Comuni che invece hanno raggiunto standard urbanistici ed ambientali di alto livello: verde pubblico e complessivo per abitante oltre una certa estensione, metri quadrati edificati e di nuova edificazione per abitante sotto un certo livello, adozione di accorgimenti in fatto di viabilità ed estetica, uso di tecniche di bioedilizia, ecc…
Insomma, un freno per i Comuni che hanno lasciato campo libero alle speculazioni, in quanto oltre una certa soglia non è più possibile guadagnarci, e un premio per quelli più virtuosi.
Certamente, c’è sempre la possibilità che a livello nazionale questi limiti siano resi troppo blandi, ma in ogni caso un Comune che come oggi volesse fare una politica “virtuosa” avrebbe comunque l’autonomia necessaria per farlo."
"L’attuale sistema di tassazione della casa e delle costruzioni è tra i principali responsabili della cementificazione selvaggia del nostro paese.
A causa di questo sistema, le amministrazioni comunali sempre più a corto di risorse, incentivano la costruzione di nuovi edifici o il loro ampliamento per aumentare i propri introiti.
Purtroppo, questa tendenza sembra trovare conferma nelle intenzioni del Governo di lasciare sempre di più il gettito fiscale proveniente dalla casa ai Comuni.
Essendo gli stessi Comuni gli enti preposti a regolare lo sviluppo urbanistico del territorio, si capisce bene che ciò non può che portare ad un circolo vizioso il cui unico sbocco è la cementificazione di un territorio svenduto per fare cassa.
Cosa si può fare per cercare di interrompere questo meccanismo?
La formula magica contro il cemento non esiste, però è possibile fare qualcosa per interrompere i meccanismi più deleteri.
Bisogna far sì che le costruzioni non siano più una fonte importante di entrate per i Comuni, stabilendo quindi un “tetto” massimo agli introiti che se ne possono ricavare.
Si potrebbero ad esempio fissare tre “paletti” a livello nazionale per far sì che la speculazione edilizia smetta di essere una fonte di guadagno per i Comuni, fissando:
1)Un numero massimo di metri quadrati edificati per abitante.
2)Un incremento annuo massimo di metri quadrati edificati per abitante.
3)Un gettito massimo per abitante di ogni imposta sulla casa.
Tutte le risorse provenienti da oneri di urbanizzazione o imposte sulla casa tali da superare questo tetto devono essere tolte al Comune in questione.
Se ad esempio il limite massimo di metri quadrati edificati per abitante è 100 e in un Comune sono 120, vorrà dire che una porzione del gettito ICI pari a quei 20 metri di troppo(cioè un sesto del totale), sarà tolta al Comune.
E a chi la si può destinare?
La si può dare a quei Comuni che invece hanno raggiunto standard urbanistici ed ambientali di alto livello: verde pubblico e complessivo per abitante oltre una certa estensione, metri quadrati edificati e di nuova edificazione per abitante sotto un certo livello, adozione di accorgimenti in fatto di viabilità ed estetica, uso di tecniche di bioedilizia, ecc…
Insomma, un freno per i Comuni che hanno lasciato campo libero alle speculazioni, in quanto oltre una certa soglia non è più possibile guadagnarci, e un premio per quelli più virtuosi.
Certamente, c’è sempre la possibilità che a livello nazionale questi limiti siano resi troppo blandi, ma in ogni caso un Comune che come oggi volesse fare una politica “virtuosa” avrebbe comunque l’autonomia necessaria per farlo."
1 commento:
Mi pare una buona proposta... il problema è l'applicazione pratica. Soprattutto in quest'Italia dove i furbi vengono visti quasi con ammirazione. Comunque da qualche parte bisogna avere il coraggio di iniziare per cambiare veramente.
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