martedì 23 settembre 2014

Puliamo il Mondo 2014 è anche a Cervia!


Il Comune di Cervia in collaborazione con il Circolo Legambiente Cervia-Milano Marittima sarà impegnato insieme ai bambini delle scuole ed ai volontari a pulire le dune sabbiose naturali tra la spiaggia e la pineta. L’appuntamento è per venerdi 26 settembre 2014 - Orario: dalle 10.00 alle 11.45/12.00 con ritrovo all’inizio della pinetina all’angolo di Via De Amicis e Lungomare Deledda. In caso di maltempo l’iniziativa sarà rinviata a venerdi 3 ottobre.

lunedì 28 luglio 2014

Legambiente Cervia: ritornano le eco-gite in bicicletta

Immergetevi con Legambiente nella meravigliosa pineta del Parco Regionale Delta del Po e raggiungete una zona di assoluto pregio naturalistico.

Anche quest'estate Legambiente guiderà in bicicletta turisti e amanti della natura da Cervia-Milano Marittima fino nei pressi della foce del Bevano. Sarà possibile ammirare la meravigliosa flora e fauna dell'Ortazzo e dell'Ortazzino e, facoltativamente, visitare il centro "cubo magico".

Escursioni ogni giovedì pomeriggio fino all'7 settembre.
Guida su prenotazione e con raggiungimento di minimo 5 persone.
Per informazioni e prenotazioni:
0544/1766254 oppure info@legambientecervia.it


Lunghezza del percorso: 40 chilometri circa (20 andata e 20 ritorno)
Difficoltà: media
Durata escursione: 6 ore circa
Durata in bici: 4 circa (andata e ritorno)
Iniziativa gratuita (salvo eventuale ingresso cubo magico 1€ a persona)

Bambini solo se accompagnati da un adulto e con età maggiore di 10 anni
Consigliate biciclette mountain bike o per strade sterrate
Partecipazione a proprio rischio. E' vivamente consigliato l'uso del casco.


sabato 17 maggio 2014

Grattacielo e costa: Legambiente alza il livello di guardia.




L’avere proposto la costruzione di un terzo grattacielo a Milano Marittima è stata una delle peggiori risposte che l’amministrazione comunale di Cervia potesse dare per trovare soluzioni ai problemi ambientali già esistenti.

Nel settembre 2012 Legambiente predisponeva e pubblicava sul sito legambientecervia.it  la prima petizione contro il terzo grattacielo a Milano Marittima e proponeva l’adozione simbolica del Canalino di Mi.Ma.
Il testo della petizione era supportato da motivazioni oggettive. Senza mai cadere in giudizi personali di bello o brutto.

Con successo la petizione è stata firmata da centinaia di cittadini che hanno voluto esprimere con convinzione la loro preoccupazione per le 30 motivazioni concrete indicate nella nostra petizione pubblica. Con determinazione sì, ma con i consueti modi civili, che la nostra associazione si onora di promuovere sempre alla ricerca di un dialogo e di un confronto finalizzato ad effettivi, reali e proficui percorsi partecipativi.
Legambiente ha più volte rimarcato la propria contrarietà alla costruzione di un ulteriore grattacielo e la necessità invece di operare scelte ambientalmente e turisticamente sostenibili. Anche in occasione dell’ultimo passaggio di Goletta Verde 2013, la nostra associazione si è espressa in tal senso ottenendo le positive attenzioni dei media, tra cui anche il telegiornale regionale della RAI. http://www.youtube.com/watch?v=_62HiQvmeoQ

Ora molte di queste preoccupazioni hanno trovato conferma negli autorevoli pareri espressi da molte Amministrazioni competenti in materia di pianificazione e tutela del territorio e dell’ambiente. Rafforzandone il fondamento. I contributi tecnici sono stati resi in sede di Conferenza dei Servizi promossa dal Comune di Cervia per l’attuazione del progetto cosiddetto “Cervia d’Amare”, che comprende tra l’altro la realizzazione di un terzo grattacielo a Milano Marittima.

Anche se vi è il conforto di autorevoli pareri di varie Amministrazioni, non intendiamo certo abbassare il livello di guardia.
La Conferenza dei Servizi non è ancora chiusa. Il 24/4/2014 abbiamo ricevuto la notizia a mezzo raccomandata a.r. da parte del Comune di Cervia, che ci comunica tra l’altro il rigetto della nostra richiesta (presentata in origine nel lontano 30/11/2009 e sollecitata più volte) di partecipazione anche come semplici uditori alla Conferenza dei Servizi ed il diniego di accesso al Documento di istruttoria sull’Accordo di programma elaborato dal Servizio urbanistica del Comune di Cervia, in data 26 Novembre 2012.
Non è pervenuta inoltre la documentazione che la nostra associazione ha richiesto al Comune in merito al cosiddetto progetto partecipativo Cervia d’Amare e alla delibera del Consiglio Comunale del 2/8/2012 e per questo abbiamo già depositato due ricorsi. Questa poca trasparenza quantomeno preoccupa ulteriormente.

Di fronte alle criticità ambientali, quali subsidenza, avanzamento del cuneo salino, inondazioni marine ed erosione della costa, certificate anche dalla stessa amministrazione comunale, abbiamo sempre considerato la costruzione di un terzo grattacielo a Milano Marittima non solo uno scempio ambientale, ma anche una delle peggiori risposte che si potessero dare per trovare soluzioni ai problemi ambientali già esistenti.

Per questo non ci siamo limitati alla “questione grattacielo” e in quest’ultimo anno abbiamo lavorato silenziosamente, ma duramente, per comprendere meglio e documentare l’effettivo stato di salute dell’ambiente costiero.

Alcuni numeri della nostra campagna di raccolta delle informazioni ambientali:
  • decine di istanze inviate agli enti ed uffici competenti per accedere alla documentazione ed agli studi ambientali,  
  • oltre un centinaio di pagine scritte dalla nostra associazione con l’elenco delle informazioni richieste e le relative comunicazioni a supporto;
  • quasi una trentina gli enti ed uffici interpellati nella raccolta e gestione delle informazioni,
  • decine di atti inviati per solleciti, richieste d’integrazione, chiarimenti e segnalazioni,
  • cinque i ricorsi depositati per mancanza di risposta da parte degli enti pubblici.

Questo sforzo sta producendo risultati importanti su cui riferiremo presto.

Legambiente 
Cervia-Milano Marittima



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Alcuni esempi tratti anche a stralcio dai pareri resi dalle Amministrazioni competenti in sede di Conferenza dei Servizi promossa dal Comune di Cervia per l’attuazione del progetto cosiddetto “Cervia d’Amare”:


Provincia di Ravenna
Per quanto attiene gli studi degli effetti ambientali la Provincia di Ravenna ritiene che alcune valutazioni non siano state sufficientemente approfondite. In particolare per quanto riguarda il suolo e sottosuolo sono accertate le criticità connesse al fenomeno della liquefazione in caso di sisma e al fenomeno dell’abbassamento del suolo (subsidenza). Dalla documentazione presentata in sede di Conferenza di Servizi e dalle relazioni geologico-sismiche allegate ai progetti, “emergono delle carenze sostanziali, che non consentono una compiuta valutazione della sostenibilità degli interventi rispetto alle criticità evidenziate”.
Il grattacielo avrebbe problemi di stabilità anche in senso fisico: la Provincia di Ravenna afferma che “per l’ambito Prima Traversa risulta un rischio elevato di liquefazione sismica e mentre la categoria di terreno utilizzata per l’approfondimento sismico ( a livello di progetto) è la C, dalla liquefacibilità risulterebbe invece una categoria S2, ben più scadente”.
Confermate anche le criticità legate al fenomeno dell’ingressione marina e al rischio idraulico. La Provincia di Ravenna ha rilevato per tali problematiche “una sostanziale carenza della documentazione progettuale: per tutti gli interventi mancano considerazioni specifiche sull’ingressione salina e sulle modalità di scavo sotto falda”. Inoltre aggiunge sempre l’Ente “per tutta la fascia retrostante la spiaggia si ha un rischio idraulico rilevante”.
Ancora: “Un’ulteriore criticità, per nulla affrontata nei documenti opportuni del progetto, riguarda la sostenibilità degli interventi rispetto all’approvigionamento idrico, nonché allo smaltimento e trattamento dei reflui.” E di seguito: ”la rete acquedottistica presenta già delle problematiche, soprattutto nel periodo estivo in cui è massiccia la presenza di turisti, in quanto la fornitura di acqua è bloccata ad un valore massimo insufficiente a coprire le punte di richieste della rete, i volumi di stoccaggio presenti in centrale sono già sfruttati al massimo delle potenzialità e le tubazioni hanno portate non sufficienti”.
Confermate dalla Provincia, sulla base di specifici studi di approfondimento, anche le criticità per quanto riguarda il traffico e la sosta.
E in merito alla componente “Paesaggio  e patrimonio storico e culturale” la Provincia di Ravenna ricorda già nel parere del 26/11/2012 che “risulta di particolare importanza approfondire ulteriormente l’inserimento paesaggistico del nuovo intervento residenziale e terziario rispetto al rapporto funzionale con l’asta del Canalino ed all’affaccio sul lungomare”.
In materia di applicazione della corretta pianificazione  territoriale,  la Provincia di Ravenna ha ritenuto necessario, qualora il Comune ed i proponenti ritenessero di confermare  la proposta presentata in sede di Conferenza dei Servizi, il parere scritto della Regione Emilia Romagna in ordine all’interpretazione dell’art.40 della legge regionale sulla tutela e uso del territorio.
Fonte: parere tecnico del 20 novembre 2013


Parco Delta del Po
Il Parco Delta del Po ha richiesto che la Valutazione di Impatto Ambientale prendesse in considerazione le possibili interferenze ed impatti negativi della nuova edificazione dal punto di vista idrogeologico, degli equilibri idraulici profondi e superficiali.
Fonte: parere tecnico del 3 gennaio 2013


Arpa Emilia-Romagna
Arpa in merito alle reti fognarie ha chiesto di fornire le modalità di superamento della criticità legata al “sottodimensionamento di alcune reti cittadine”, oltre a richiedere, per non sottovalutare i valori di picco stagionali delle presenze giornaliere ed il relativo carico della rete fognaria, la valutazione dello scenario di maggiore esercizio e fruizione contemporanea di tutte le nuove destinazioni d’uso incluse nell’Accordo di Programma.
Arpa ha richiesto inoltre integrazione della documentazione per la corretta definizione delle criticità relative al traffico indotto, la congestione della rete stradale, il rumore e l’inquinamento atmosferico.
Per le funzioni direzionali e commerciali previste con la costruzione del grattacielo, Arpa ha chiesto “la descrizione e caratterizzazione acustica di tutte le sorgenti sonore previste  (carico/scarico merci, ventilazione, condizionamento, refrigerazione, diffusione sonora, ect)“ oltre alla “valutazione sui presumibili volumi di traffico indotto dall’insediamento nel periodo stagionale più sfavorevole”.
Inoltre sempre Arpa ha precisato che “la destinazione di locali a pubblico esercizio dovrà essere opportunamente valutata in modo da non creare eventuali situazioni di conflitto a funzioni residenziali di progetto o attuali.
Fonte: parere  tecnico del 23 ottobre 2013


Hera
Hera ha scritto che per quanto riguarda l’acquedottola rete cittadina, alimentata unicamente dall’Acquedotto di Romagna, risulta oggi già sfruttata al massimo delle potenzialità disponibile nei momenti di massimo consumo estivo e vincola pertanto la fornitura di acqua potabile ai nuovi insediamenti all’entrata in funzione del nuovo potabilizzatore che RASdF sta realizzando a Fosso Ghiaia”.
Per quanto riguarda le reti di fognatura bianca, sempre Hera scrive che per l’intervento alla I traversa, grattacielo, “la rete esistente non è in grado di recepire correttamente le acque meteoriche aggiuntive prodotte dall’interevento ed è necessario prevederne il rifacimento e potenziamento previo studio idraulico generale”.
Per le reti di fognatura nera, Hera afferma testualmente che “il parere è vincolato al completamento del by-pass della fognatura nera di Milano Marittima, zona nord del canale”.
Per l’impianto di depurazione sempre Hera precisa che “per tutti i nuovi insediamenti, il parere favorevole è vincolato al completamento della linea 4”.
Fonte: parere tecnico del 2 dicembre 2013


Consorzio di Bonifica della Romagna
Il Consorzio di Bonifica della Romagna precisa in merito agli interventi previsti alla prima traversa, che “non è sufficiente un metro di ricoprimento di un parcheggio interrato per dichiarare che l’area rimane permeabile”.
Fonte: parere tecnico del 17/12/2013

giovedì 3 aprile 2014

No allo Smembramento della nostra scuola media “ Ressi Gervasi”.

Il blog Cerviaparla.it è dalla parte dei genitori, degli studenti e dei cittadini che protestano per il possibile smembramento della scuola media "Ressi Gervasi".

Fa appello ai decisori competenti affinchè si trovi una soluzione quantomeno di buon senso alla questione.

Secondo alcune forze politiche dell'attuale opposizione, che hanno scritto al blog, il problema nel novembre scorso sarebbe stato già posto all'attenzione del Consiglio Comunale. Il Consigliere Daniele Zamagna aveva richiesto, tramite un Ordine del Giorno, che venisse formulato, da parte della Amministrazione, “Un piano che mantenesse la scuola Ressi Gervasi unita, aggregandola ad altre scuole primarie, in un ulteriore istituto comprensivo, creando infine un autonomo circolo didattico di almeno seicento alunni formato da scuole primarie e dell’ infanzia, come eccezione motivata alle linee di indirizzo regionali.”

Questo blog come noto non ha appartenenza politica e non sventola bandiere di nessun partito. Ma la logica vuole che le idee, se sono realizzabili e possono risolvere i problemi, debbano essere valutate, accolte ed adottate nell'interesse generale. Oppure si diano alternative e soluzioni migliori.


venerdì 14 marzo 2014

Legambiente sul Parco Nazionale del Delta del Po


Bene un Delta del Po unico come promozione turistica, ma segua anche la tutela della biodiversità

Legambiente chiede che venga istituito il Parco Nazionale del Delta del Po

Positiva l'iniziativa tenutasi oggi 14 marzo a Mesola (FE), organizzata dagli operatori turistici del Delta del Po, per lanciare un accordo che vada in direzione del turismo integrato in quell’area. In questa occasione è stata presentata una proposta di marketing territoriale del Delta del Po, per Expo 2015, che prova a superare, almeno sul versante turistico, la differenza amministrativa dei due parchi e delle due regioni Emilia-Romagna e Veneto.

Una assurda divisione amministrativa che permane da 23 anni, da quando sono stati istituiti i due Parchi regionali, separati dal corso d’acqua più importante d’Italia, ma uniti da biodiversità e ecosistemi identici, e comuni obiettivi per la tutela di un inestimabile ambiente naturale che rappresenta la zona umida più importante d'Italia. Un patrimonio storico ambientale unico nel Paese, come giustamente hanno compreso da tempo gli operatori del turismo.

Fino ad oggi le rigidità della politica e le divisioni amministrative esistenti tra le due regioni non hanno saputo rispondere alle esigenze degli operatori del settore turistico, che invece, con questa iniziativa, hanno dimostrato di avere una lucida visione di come il patrimonio ambientale sia un valore che può creare economia.

Legambiente crede infatti che la carta vincente per il futuro del Delta del Po sia proprio nel concepire lo sviluppo turistico dell’area di pari passo con un approccio che valorizzi e dia maggiore respiro alle potenzialità naturalistiche e paesaggistiche, scommettendo sul patrimonio ambientale, piuttosto che sul cemento e consumo di suolo.

Secondo Legambiente occorre perciò fare seguire a questa esperienza un reale sistema di coordinamento della gestione delle due aree protette, che faccia dialogare i sistemi di vincoli, i regolamenti, la destinazione dei fondi come ad esempio quelli del Piano per lo sviluppo rurale, e proponga un progetto di sviluppo verde complessivo dell’area. Legambiente ritiene quindi preoccupante che all'evento gli assessori al Turismo non abbiano pensato di coinvolgere in modo più strutturato i Parchi. Senza un ruolo attivo e il coinvolgimento di queste strutture ben difficilmente la visione di promozione turistica unitaria, può essere veramente efficace.

Legambiente richiama quindi l’esigenza di istituire il Parco Nazionale del Delta del Po, superando finalmente le rigidità politiche e per un coordinamento comune nella gestione delle due aree protette divise solo su carta, attraverso un unico disegno sia in termini di tutela della biodiversità che di sviluppo turistico ed economico.

La scelta di istituire un unico ente parco nazionale per Il Delta del Po sarebbe, inoltre, un motivo di ulteriore apprezzamento da parte dell'Unesco che dovrà valutare la candidatura dell'intero delta a riserva mondiale della Biosfera (MAB) e che pone a base delle sue valutazione anche il modello gestionale. Arrivare a questo appuntamento avendo superato, dopo 23 anni di attesa, una artificiosa separatezza di un grande patrimonio di natura e di biodiversità di grande pregio servirebbe ad assicurare al Delta del Po il giusto riconoscimento internazionale.

giovedì 13 marzo 2014

Legambiente: subsidenza rischio sottovalutato


Legambiente interviene nuovamente sul problema subsidenza.

Con le dighe foranee di fronte a Lido Dante si curano i sintomi per qualche anno, ma non si interviene sulla malattia

Se il fenomeno di abbassamento del terreno viene amplificato anche dalle attività di estrazione di idrocarburi come mai la politica non interviene su questo versante?

Assurdo giocare con questa grave incognita che mette a rischio l'economia del turismo: chi finanzierà le difese spondali quando non ci saranno più i fondi dell’Eni?

Come ogni anno, a ridosso della stagione estiva, sul litorale emiliano-romagnolo si investono ingenti risorse per proteggere la costa dall’erosione e per rinfoltire le spiagge sempre più scarne, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e il futuro del turismo.
Ne sono un esempio gli interventi di difesa della costa del Lido di Dante, sul litorale ravennate, che prevedono la realizzazione di dighe foranee con un finanziamento da parte dell’ENI di circa 2 milioni di euro. Il progetto, che verrà completato prima dell’inizio della stagione balneare, è stato approvato per dare una risposta immediata ai crescenti fenomeni di erosione dell’arenile del Lido romagnolo.

Secondo Legambiente si tratta però di un intervento che rischia di essere un palliativo momentaneo, se non si lavora anche sui problemi a lungo termine di cui soffre ormai tutta la fascia costiera emiliano-romagnola.
Se si mette assieme il fenomeno della “subsidenza”, l’abbassamento del terreno che colpisce gravemente la nostra regione, con il rischio di innalzamento marino a causa dei cambiamenti climatici, ci si rende conto che ci sono forti ipoteche sul futuro degli insediamenti e dell’economia costiera.
L’ipotesi di aver bisogno di interventi di difesa sempre più costosi in futuro non è così remota, come dimostrano gli interveti che sono stati necessari a Cesenatico.

Ad apparire paradossale è soprattutto il fatto che se da un lato si investono fondi per costruire strutture protettive del litorale, dall’altro si continuino a permettere attività che amplificano direttamente gli effetti della subsidenza, come l’estrazione di idrocarburi, proprio ad opera della piattaforma ENI Angelina 2 di fronte al Lido di Dante. Infatti è ormai certo che l’estrazione di fluidi, dal sottosuolo – e quindi anche di idrocarburi – sia una delle cause antropiche dell’aumento della subsidenza.
Se è vero che non è possibile determinare con precisione quanto sia questa influenza, la politica dovrebbe assumersi la responsabilità di tutelare le future generazioni, evitando di correrre rischi.

Quando non disporremo più dei fondi dell’Eni, chi si potrà fare carico dei costi di queste immense opere di messa in sicurezza sempre più necessarie?
Per Legambiente, quindi, l’azione più efficace per difendere le coste è vietare categoricamente le attività di estrazione o stoccaggio di idrocarburi nelle aree non idonee ad ospitarle, a partire da quelle a rischio subsidenza.
Questa è la prima di una serie di richieste che lo scorso settembre l’associazione aveva avanzato alla politica, in occasione della presentazione dossier Idrocarburi. Richieste a cui le amministrazioni locali, che dovrebbero mettere in atto una politica lungimirante, non hanno mai risposto, a cominciare dal Comune di Ravenna.

venerdì 7 marzo 2014

Legambiente: "Consumo di suolo, siamo alla farsa di Errani"


Misure ridicole nella proposta di legge diffusa in questi giorni

Dopo anni di attesa la Giunta vara un proposta inutile che ignora le richieste della società e i cambiamenti normativi in atto.

L’economia della rendita e della speculazione ringrazia

E’ ormai pubblico il disegno di legge regionale approvato dalla Giunta Errani il 17 febbraio, denominata “Riduzione del consumo di suolo, riuso del suolo edificato e tutela delle aree agricole” e si rivela una grandissima delusione.

Un provvedimento promesso dal Presidente Errani fin dalla campagna elettorale del 2010, e dall’assessore Peri in tutti questi anni che, alla prova dei fatti, di riduzione della cementificazione ha probabilmente solo il titolo.
Il testo infatti mostra una serie di buone intenzioni, che però non sono accompagnate da alcuno strumento vero e cogente per porre un freno al sacco del territorio di questa regione.
Una proposta che testimonia, nemmeno tanto velatamente, la volontà di non cambiare nulla nel corso di questo mandato facendo un regalo alla parte meno innovativa del mondo produttivo regionale, che vive sulla speculazione edilizia.

• non si mette alcun limite numerico al consumo di suolo
• non si individuano strumenti per rendere più costoso l’utilizzo del suolo vergine, e togliere quindi spinta alla speculazione derivante dal cambio di destinazione d’uso dei terreni;
• non si pone l’obiettivo temporale di arrivare al consumo di suolo netto zero, in tempi ragionevoli, mentre città come Dresta, Berlino, Stoccarda lo stanno già applicando oggi;
• non si propone la compensazione ambientale preventiva, che a fronte di nuova edificazioni de cementifichi aree già compromesse.

Insomma nessuno strumento necessario a cambiare lo stato delle cose. Nonostante le richieste della gente, le proteste di piazza ed una recente risoluzione del Consiglio regionale di tutt’altro tenore.

“E' evidente – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna - che con questa proposta Errani elude l'impegno preso con gli elettori e scava un altro po’ il fossato che separa la politica dalle aspettative della gente. Se il Presidente non ha ormai problemi di riconferme, con che faccia il suo schieramento si presenterà alle prossime elezioni? Ci auguriamo che a fare meglio sia il Consiglio, intervenendo profondamente sul testo per portarlo nella giusta direzione e approvandolo entro fine mandato”.

Nella relazione di accompagnamento si legge, molto onestamente diremmo, che “il problema non è riduttivamente quanto suolo è possibile consumare” e si descrive un ipotetico percorso culturale in cui gli strumenti urbanistici locali dovrebbero adeguarsi ai principi di legge.
Peccato che tali principi nelle leggi regionali esistano già dal 2000 e che questo non abbia spostato ne le scelte della regione ne degli amministratori locali, ne tantomeno aiutato quei urbanisti volenterosi che hanno provato a fermare lo scempio.
Il confronto tra la nuova legge e la legge urbanistica già esistente è sconcertante:

Art.1 comma 3 - Disegno di legge regionaleLegge Regionale 20/2000 – vigente da 14 anni e che non ha impedito gli scempi visti finora
..Dalla data di entrata in vigore della presente legge il consumo di suolo è consentito esclusivamente per la realizzazione di opere pubbliche e di pubblica utilità e nei casi in cui venga dimostrata l'impossibilità, totale o parziale, del riuso delle aree già urbanizzate e della rigenerazione delle stesse, e in ogni caso dovranno essere assicurati il minor impatto e consumo di suolo possibile. La pianificazione territoriale e urbanistica si informa ai seguenti obiettivi generali:
…..
prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione

Cosa propongono le altre regioni
Se il paragone con le realtà più avanzate d’Europa forse può essere azzardato per una regione considerata la culla dell’urbanistica, basta guardare oltre i confini regionali per verificare l'assoluta inconsistenza della proposta dell’Emilia Romagna.

La Regione Toscana ad esempio, con la propria proposta di Giunta propone di consentire le previsioni urbanistiche con uso di suolo solo nell’ambito del territorio già urbanizzato (salvo poche eccezioni).

La Regione Lombardia con un disegno di legge presentato poche settimane fa introduce il tema delle compensazioni ecologica preventiva, con l’acquisizione di terreni di servitù ad uso pubblico per uso agricolo od ecosistemico. Andando quindi a rendere più costoso l’edificazione di suolo vergine ed in qualche modo bilanciare la nuova cementificazione con la creazione di natura.

Si tratta di provvedimenti parziali e perfettibili ma di gran lunga più concreti e tendenti al risultato dell’inconsistente disegno di legge emiliano romagnolo: insomma, siamo alla farsa.


lunedì 3 febbraio 2014

Legambiente: urge chiarezza sul rigassificatore di Porto Viro

Rigassificatore di Porto Viro: urge chiarezza sui possibili danni ambientali

Legambiente Emilia-Romagna e Veneto chiedono che vengano resi pubblici i risultati delle analisi effettuate da Ispra, per fugare ogni dubbio sui possibili danni, causati dall’impianto, agli ecosistemi marini

Ministero dell’Ambiente, Arpa Veneto e Provincia di Rovigo pubblichino quanto prima i risultati

È datata 17 luglio 2013, la lettera di Legambiente indirizzata ad Ispra e Regione Emilia-Romagna, con la richiesta di rendere pubblici i risultati degli studi effettuati per valutare i possibili impatti del rigassificatore di Porto Viro (RO) sugli ecosistemi marini.

Una richiesta scaturita dall’incontro organizzato a Porto Garibaldi, in occasione dell’arrivo di Goletta Verde, per approfondire i temi connessi alla pesca in Emilia Romagna. Durante l’appuntamento era emersa la forte preoccupazione dei pescatori locali sui possibili effetti negativi del Terminal Adriatic LNG sulle popolazioni ittiche, vista la scarsità del pescato negli ultimi anni.

A stretto giro dalla comunicazione di Legambiente, si è aggiunta la richiesta dell’Assessore all’Agricoltura e Pesca della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, rivolta al Ministero dell’Ambiente con una richiesta analoga.
Nessuna dimostrazione di interesse per la vicenda, invece, da parte della Regione Veneto, nonostante il rigassificatore sia ubicato di fronte a Porto Levante, provincia di Rovigo, proprio al largo del Parco Regionale del Delta del Po.

Ad oggi, non è arrivata nessuna risposta da parte del Ministero, nonostante i casi di moria di tartarughe verificatesi a fine dicembre sulle coste romagnole, e che in molti hanno ricondotto al rigassificatore.

La mancata diffusione dei dati facilita illazioni e sospetti che vorremmo potessero essere smentiti da studi e ricerche che mettano nero su bianco la sicurezza ambientale dell’impianto. Di contro, l’associazione non può che trarre la conclusione che tali dati possano avallare invece quello che molti sospettano.

A sei mesi di distanza, Legambiente Emilia-Romagna e Veneto ribadiscono quindi la richiesta al Ministero dell’Ambiente, ad Arpa Veneto ed alla Provincia di Rovigo di rendere pubblici tali dati.