domenica 10 gennaio 2010

Conoscere è un diritto dei cittadini


Conoscere è un diritto dei cittadini. I partiti devono astenersi dal marketing politico quando la comunicazione è istituzionale, in altri termini pagata con i soldi dei cittadini.

Questo almeno secondo i principi dettati dalla legge 150/2000 intitolata “Disciplina delle attivita’ di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”.

La pubblica amministrazione non deve comunicare per persuadere i cittadini della validità e conformità legale delle scelte operate – aspetto che rappresenta la sua dimensione politica – ma per farli partecipare alle decisioni assunte e alle opportunità offerte.

La linea di confine tra la comunicazione istituzionale e la comunicazione politica non è cosa semplice. Pare un terreno scivoloso, non limpido.
Soprattutto se i partiti tentano di fare credere ai cittadini che il monopolio della politica spetti a loro. I cittadini propositivi con idee di buon senso fanno antipolitica. Non a prescindere. Solo se disturbano i manovratori. A detta loro, i dirigenti dei partiti sono invece i veri professionisti della politica. "Non nascono sotto i cavoli" diceva uno.

“Ci si preoccupa del cittadino-utente solo quando è cittadino-elettore, propinandogli la spettacolarizzazione dei candidati”.
E’ questo il parere di Franca Faccioli, dell’Università La Sapienza di Roma proposto al convegno tenutosi nel 2007 dal titolo “Quando la comunicazione pubblica incontra la comunicazione politica”.

Allo stesso convegno il professore Adriano Fabris, docente all’Università di Pisa ha affermato che “non è la politica degli annunci pubblicitari che serve al cittadino per partecipare alla vita amministrativa”. In altre parole “il cittadino serve molto durante le elezioni, ma poi il suo dialogo con la res publica finisce lì”.

Il problema è conosciuto anche dal "Dipartimento della Funzione Pubblica per l’efficienza delle amministrazioni". In una sua pubblicazione si legge: “La comunicazione politica è identificata con la comunicazione istituzionale, sia a livello di collettività che di classe dirigente, in quanto la politica ha occupato gli spazi lasciati liberi dal potere amministrativo anche nel campo della comunicazione pubblica, generando così una pericolosa sovrapposizione di funzioni.”

In conclusione il rischio concreto, che spesso si traduce in realtà, è che la politica dei partiti trasformi la comunicazione istituzionale pagata con i soldi della collettività in marketing e propaganda da propinare al cittadino-elettore.

La politica riparta dai cittadini.

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