venerdì 9 novembre 2012

La politica della giunta di Cervia è finita. Fase a rischio.


L'asse IDV-PD della giunta di Cervia è politicamente finito. Non si intravvede più alcuna progettualità convincente per il futuro. Vengono presentate impressionanti operazioni immobiliari speculative come l'unica possibilità di salvezza di una località che invece ha fatto la propria fortuna facendo giustamente leva sul pregio ambientale e sull'ospitalità romagnola. Idee e natura piacciono ai turisti. Non la riproduzione dei difetti delle città.

Vengono inoltre certificate dall'amministrazione comunale criticità ambientali - quali subsidenza, ingressione marina, intrusione salina, erosione della costa - che potrebbero portare catastrofi nel breve-medio periodo, ma non arrivano risposte concrete su cosa si sta facendo e cosa si farà per fermare o quantomeno frenare vere emergenze sull'ambiente.

Nonostante Legambiente abbia più volte denunciato questi fatti, la giunta per voce del Sindaco Roberto Zoffoli si è limitata solo a polemizzare con l'associazione ambientalista. E addirittura l'IDV di Cervia, la fedele "stampella" politica del PD, ha provveduto - in maniera scomposta ed inconsistente - ad attaccare pubblicamente proprio Legambiente. Sempre senza dare risposte.

Aspettiamo, ma ora Gianni Bosi, capogruppo Idv a Cervia, è molto impegnato a difendere pubblicamente Di Pietro, che si è rivelato essere più capo che leader, dalle questioni argomentate dal recente servizio di Report. Difesa inutile. La maggior parte della gente ha capito: la vergogna politica non esiste più.

Ciò premesso, ieri è avvenuto un fatto che segna lo spartiacque della politica senza futuro della giunta IDV-PD di Cervia.

Oltre 80 cittadini hanno firmato per depositare un quesito referendario con cui si chiede di abrogare la delibera comunale per cui si è ritenuto di pubblico interesse la proposta di un privato - dall'accattivante nome di "Cervia d'amare" - che, tra l'altro, ha chiesto di potere costruire un ulteriore grattacielo adiacente alla spiaggia nel centro di Milano Marittima.

A parte il discorso ambientale, da un punto di vista politico non vi sarebbe stato alcun problema se il referendum fosse stato richiesto dalla stessa giunta di Cervia. Essendo infatti decisioni che sono state prese al di fuori e in buona parte contrarie al programma elettorale proposto alle ultime elezioni ai cittadini, il coinvolgimento della popolazione avrebbe incrementato responsabilmente il senso di comunità.

E il punto è proprio questo: il senso di comunità. In tempi di crisi non serve nuovo cemento a fronte di un invenduto considerevole e tantomeno non occorre tagliare pini per costruire ancora condomini. Occorre rinforzare un senso di squadra di tanti. Non dei pochi chiusi nei palazzi.

E' evidente che si è concluso un percorso politico inefficace e inefficiente. Ora il vero rischio è che la giunta, invece di fare responsabilmente un passo indietro tornando agli impegni del programma di mandato, decida di intrapprendere una sorta di "braccio di ferro" politico con la cittadinanza, che rischierebbe di produrre solo tensioni e divisioni nella collettività, dando inoltre una quantomeno poco soddisfacente immagine ai turisti.

Il contrario di quello che dovrebbe avvenire in un momento di crisi politica, economica ed ambientale.

Se questo dovesse accadere, sarà importante che il referendum passi con la democratica adesione dei cittadini. Per un rinnovato senso di comunità.

Un obiettivo che dovrà necessariamente trovare uniti tutti coloro che si battono civilmente e responsabilmente per l'ambiente ed uno sviluppo sostenibile di Cervia.
In altri termini per un benessere duraturo.

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