sabato 2 ottobre 2010

Città-Giardino, New Urbanism o crescita disorganizzata?


Nel mondo i migliori urbanisti si interrogano su come ripianificare le città devastate dalla speculazione edilizia e da una cattiva o assente pianificazione urbanistica. Il "New Urbanism" - un movimento fortemente legato all'ambientalismo, alla sostenibilità e alla bioarchitettura - vuole dare una risposta.
Si tratta di un modello ideato negli anni '80 da Andres Duany e poi regolamentato tra Miami e la West Coast dal 'Congress For The New Urbanism' nella Carta dei Principi.
La città del futuro? È un quartiere: amministrato dalla vivibilità, l'armonia e la 'walkability' a misura di pedone. Le strategie del New Urbanism sono volte alla riduzione della congestione stradale, della cementificazione e alla conversione delle sprawl urbano. Utopia? No, già realtà.

La notizia è stata riportata anche sulla rivista L'Espresso del 21/5/2009.
"L'obiettivo non è abolire le automobili" - spiega alla giornalista dell'L'espresso John Norquist, amministratore delegato del Congress For the New Urbanism - "ma portare equilibrio tra l'utilizzo indiscriminato e altri mezzi di trasporto, tra le immense aree per i parcheggi e le dimensioni familiari di piazza in cui prendere un caffè e ritrovare l'appartenenza alla comunità". Ci si perde in Suv, si guadagna in aria pulita e attività fisica."

Compito dell'architetto è far convivere edifici, servizi e natura.
Del resto New Urbanism non significa semplicemente edifici verdi: "Una casa potrà avere tutti i pannelli solari che si vuole, ma se non risponde a criteri di armonia e rispetto dell'ambiente non sarà mai sostenibile", dice Senen Antonio, direttore del business development nello studio Duany-Plater Zyberck.

Armonia e rispetto dell'ambiente rappresentano i capisaldi di questa rivoluzione urbanistica.
Il New Urbanism cerca di reagire alla tendenza degli ultimi decenni, "in cui l'urbanistica ha prodotto standard e la crescita disorganizzata delle periferie ha causato spesso la perdita delle forme originali", dice Andrea Oliva. Ma qualcosa cambia se ai vecchi PRG le amministrazioni preferiscono i PSC, "Piani Strutturali Comunali, con mix funzionali ponderati di volta in volta". Dove il quartiere è la matrice di partenza.

Il concetto urbanistico di "città giardino" adottato con lungimiranza dal Palanti a Cervia-Milano Marittima - dove gli edifici dovevano rimanere immersi nella natura - appare qualitativamente superiore anche al New Urbanism.

Perchè allora PD e IDV continuano a proporre interventi a spot - come possono essere molte varianti al PRG - che quantomeno non sono in armonia con il concetto urbanistico di "città giardino"? Non sarebbe meglio cambiare direzione e tutelare come un gioiello il nostro modello urbanistico, promuovendolo anche da un punto di vista turistico? Quindi non solo la "città-giardino" delle aiuole, che sono davvero belle, ma soprattutto un impianto urbanistico unico nel suo genere.

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