venerdì 22 maggio 2009

Cervia: hotel a 8 piani, quanti ancora? - 1° Parte


E' di questi giorni la notizia di un ulteriore nuovo albergo a 5 stelle, che aggiungendosi ai 3 già operativi e al 4° ancora in costruzione, sarà, per ordine temporale, il 5° a Cervia.
La Giunta sta proponendo e sostenendo con particolare enfasi una strategia turistica che si basa sugli hotel del cosiddetto lusso. Trovo che l'avere completato un'offerta turistica è stato utile, ma, come in tutte le cose, ora è diventato un problema di misura.
Non si comprende la reale utilità per la collettività nel volere stimolare da parte della Giunta continui investimenti in ancora nuovi hotel a 5 stelle. Riccione ne ha uno, così come Rimini. A Cervia siamo, con l'ultimo annuncio, a quota 5 e ancora dicono che sono pochi!

La strategia turistica impostata dalla Giunta basata sull'incremento numerico degli hotel appare, con tutto rispetto, fragile. Per metafora: un bravo medico non lo misuri sulla quantità di farmaci che prescrive, ma sulla capacità di individuare la cura esatta e di dosare sapientemente i farmaci rispettando il più possibile gli equilibri dell'organismo. Se sbaglia rischia di danneggiare anche ciò che già funziona perfettamente. Poniamo anche il caso, più calzante per la nostra realtà, che il soggetto sia in perfetta salute e abbia bisogno solo di un po' d'integratori e di vitamine. E' uguale: una quantità eccessiva intossicherebbe e danneggerebbe comunque presto o tardi l'organismo, non solo perdendo ogni utilità, ma diventando dannosa.

L'eccesso di nuovi hotel potrebbe essere controproducente, soprattutto in un momento in cui anche il settore del lusso risente della crisi. Non lo dice il blog. A livello locale, lo ha detto alla fine della scorsa stagione (a crisi appena iniziata) uno dei più conosciuti imprenditori locali nel settore degli hotel a 5 stelle. A livello internazionale, lo testimonia la crisi della regina del turismo del lusso: Dubai.

Un rischio reale è quello di creare ulteriore offerta a fronte di una domanda già ampiamente soddisfatta e di portare gli hotel con più stelle in una concorrenza iniqua nei confronti degli hotel a 4 e 3 stelle attraverso la leva del prezzo.

Ma vi è un altro elemento ancora più preoccupante, che fa riflettere sulla fragilità di tale politica turistica. Le dimensioni dei nuovi hotel non sono coerenti con il concetto urbanistico di città giardino secondo il quale gli edifici dovrebbero essere adagiati nel verde della pineta. Cervia-Milano Marittima è famosa e apprezzata per avere sostenuto in epoche lontane questo lungimirante impianto urbanistico. E'un elemento che ci contraddistingue dalle altre località turistiche. In un confronto con la concorrenza è fondamentale fare l'analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza. Qualsiasi imprenditore che si rispetti se ne guarderebbe bene dall'andare ad indebolire i propri punti di forza, anzi tenderebbe a valorizzarli e a tutelarli, e al contrario andrebbe ad agire, con un ottica di continuo miglioramento, sui punti di debolezza.

Ora chi potrebbe capire una politica turistica che invece di tutelare il concetto di città giardino, riconosciuto da tutti come punto di forza, vada in senso contrario con il rischio di banalizzare un'offerta turistica attualmente straordinaria per le aree di pregio?

Molti cittadini sono preoccupati perchè è una strada da cui non si potrà più tornare indietro. Di più: il cemento rimarrà e, se dovessero essere accertati errori di strategia, il conto lo pagheranno i cittadini.

Nonostante i cartelli e i proclami della Giunta di avere realizzato "meno cemento", la realtà, basata sui numeri, è ben diversa. Non si può affermare di avere ridotto il cemento basandosi solo sugli indici di edificabilità previsti dal PRG, perchè vengono costruite con il cemento (e vendute a mq) una serie di altre superfici (tra cui le più famose, come denunciato dal blog, sono i balconi) che non incidono sugli indici, cioè escono dalle statistiche, ma esistono eccome.

...continua domani la seconda parte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlando della metafora, vorrei dire che agire su un soggetto perfettamente sano con dosi massicce è ancora più grave rispetto ad uno malato in quanto non vi è neanche la scusante che il non fare nulla sarebbe stato comunque peggio del rischio di fare qualcosa.

Anonimo ha detto...

Condivido i ragionamenti, qui ci vogliono fare credere che la soluzione alla crisi è permettere di cementificare di più con la scusa dei servizi