lunedì 23 luglio 2018
Legambiente: alberghi a 30 metri, PSC di Cervia da rivedere
Appello al Consiglio Comunale:
ambientalmente insostenibili molte delle scelte del PSC e del RUE di di Cervia.
In presenza di criticità ambientali accertate quali subsidenza, intrusione salina, ingressione marina ed erosione costiera, il futuro del territorio cervese non potrà certo essere garantito da politiche che permettono alberghi di 30 metri di altezza e interrati scavati all’interno della falda acquifera oltretutto anche in zone già definite “potenzialmente interessate da alluvioni frequenti”.
“La fascia costiera è un'area d’importanza strategica poiché ospita uno dei più grandi sistemi turistici del paese. L'elevata pressione cui è sottoposto questo sistema fisico ha aggravato fenomeni naturali quali la subsidenza, l’ingressione marina, l’erosione delle spiagge e gli allagamenti durante le mareggiate, mettendo in pericolo sia gli abitati sia le attività esistenti. L'area costiera è esposta anche al rischio di allagamento ad opera delle piene fluviali dei territori posti alle quote più basse e alla contaminazione delle acque dolci di falda per effetto dell'intrusione delle acque salate marine.” Non sono parole degli ambientalisti allarmati, ma comprovate affermazioni dell’amministrazione comunale contenute nella relazione del PSC.
In tale contesto Legambiente Cervia esprime tutta la propria preoccupazione per molte delle scelte adottate dal Comune di Cervia all’interno del PSC, (piano strutturale comunale), del RUE, (regolamento urbanistico ed edilizio) e del Piano di classificazione acustica: gli strumenti urbanistici che dettano le nuove regole per l’utilizzo ed il disegno del territorio cervese.
Tali scelte non sembrano infatti compatibili con uno sviluppo ambientalmente sostenibile della costa.
Non si comprende ad esempio che senso abbia una politica che permetta alberghi di 30 metri di altezza in porzioni del territorio costiero già fortemente costipate da un punto di vista edilizio. Anche confinanti con l’arenile e con le pinete.
Incomprensibile inoltre la possibilità lasciata ancora in molti casi di realizzare locali interrati che impattano con la falda freatica già colpita dalla criticità dell’intrusione salina. Arrivando addirittura a prevedere l’assurda possibilità in taluni casi di realizzarli anche in aree di potenziale allagamento o potenzialmente interessate anche da alluvioni frequenti, purchè “meccanizzati ed inaccessibili alle persone”.
Anche gli interventi ammessi al confine con la Pineta di Cervia in prossimità della via Jelenia Gora sembrano aggravare decisamente la pressione antropica già presente sul sito di interesse comunitario della Pineta di Cervia, che si trova già in condizioni depresse.
La struttura urbanistica della città giardino con le villette immerse nel verde, per quello che è rimasto, risulta a forte rischio per le trasformazioni edilizie non più regolate da indici e con la possibilità di edificare in adiacenza tra terreni confinanti, oltre alle altezze delle case che in certi casi potranno arrivare ai 12,80 metri.
Il progetto delle reti ecologiche appare carente anche con particolare riferimento al Canalino di Milano Marittima che rappresenta l’unico vero e storico corridoio ecologico che collega la Salina, la Pineta di Cervia ed il mare. Concessa invece dall’amministrazione comunale la possibilità di edificare alla 1° Traversa fino a 30 metri di altezza. Un mezzo grattacielo che toglierà l’ultimo varco visuale in prossimità del Canalino di Milano Marittima e sarà a ridosso della Villa dell’Idrovora e relative pertinenze posta sotto tutela dal Soprintendente Regionale per le caratteristiche storiche culturali.
Eccessivo il nuovo cemento previsto nelle parti di territorio - prevalentemente nella zona di Pinarella e Tagliata - che saranno oggetto di trasformazione intensiva per l’espansione del tessuto urbano.
Si ritiene inoltre che con le nuove regole l’amministrazione comunale permetta una eccessiva impermeabilizzazione del terreno riducendo così la possibilità di ricarica della falda acquifera con particolare riferimento alla zona di protezione delle acque sotterranee in ambito costiero istituita dalla Provincia.
Tutto questo in un contesto di “estrema fragilità dell’ambiente costiero, sia sotto l’aspetto idraulico che da un punto di vista idrogeologico”, come afferma anche lo studio di incidenza ambientale contenuto nel PSC stesso.
Ci domandiamo come fa l’amministrazione comunale ad ostentare ottimismo per le nuove regole di pianificazione riguardo alla sviluppo futuro del territorio, quando la stessa afferma per esempio all’interno del fascicolo del Psc: “La Pineta di Pinarella è oggetto di fattori limitanti che tendono a stabilizzare verso il basso lo status ecologico del nodo; una sua eventuale evoluzione verso valori più elevati dovrebbe prevedere la rimozioni di buona parte dei disturbi antropici presenti, ma tale operazioni appare complessa e di difficile praticabilità.”
Più che ottimismo, pare una grave rassegnazione.
E preoccupa non poco la visione paradossale dell’amministrazione comunale che vede le altezze contenute delle case - caratteristica peculiare e distintiva della città giardino - come elemento di contrasto rispetto a quelle decisamente superiori degli alberghi e non il contrario come logicamente ci si aspetterebbe. Viene infatti così descritto il sistema insediativo urbano consolidato relativo alla città di Cervia e alle frazioni di Milano Marittima, Pinarella e Tagliata: “Si tratta di un tessuto caratterizzato in prevalenza da edifici residenziali di altezza contenuta (2-3 piani), che contrastano con gli edifici alberghieri, concentrati prevalentemente sulla costa, di altezza spesso superiore a 4 piani.”
La nostra associazione esprime pertanto forte delusione e preoccupazione per i risultati prodotti dall’amministrazione comunale in un percorso iniziato nel lontano 2011 e che dura ormai da 8 anni. Per capire quanto tempo è trascorso basti pensare che nel frattempo è cambiata addirittura la legge urbanistica regionale. Tale ritardo non è proprio un dettaglio considerato che la nuova pianificazione comunale avrebbe dovuto dettare rapidamente le regole per la salvaguardia delle zone ad alto valore ambientale, biologico, paesaggistico e storico.
Nel frattempo in tutti questi anni l’amministrazione comunale ha continuato invece ad approvare molte varianti al vecchio Piano Regolatore Generale, permettendo nuove pesanti cementificazioni del territorio. La nostra associazione è intervenuta con costanza presentando all’interno dei procedimenti urbanistici le proprie argomentate osservazioni all’amministrazione comunale, per chiedere scelte ambientalmente sostenibili. Purtroppo senza trovare sostanziale ascolto.
Legambiente è stata anche l’unica associazione ambientalista a presentare le proprie osservazioni al Psc, accolte parzialmente dalla Provincia, con la precedente amministrazione. Ciò nonostante la nostra associazione non è stata nemmeno interpellata o almeno informata, nel momento in cui l’attuale giunta comunale ha definito il cosiddetto “restart del Psc”. Il motivo sarà da approfondire, ma stante tale quantomeno assenza d’interesse nei nostri confronti, la nostra associazione presenterà pertanto le proprie osservazioni direttamente alla Regione, alla Provincia e agli altri enti competenti.
Nel complesso il quadro conoscitivo proposto dall’amministrazione comunale di Cervia rappresenta una situazione con criticità ambientali importantissime, che se mal gestite comporteranno dei danni irreversibili al territorio con particolare riferimento al sistema della costa. Per questo la nostra associazione fa appello al Consiglio Comunale chiedendo di rivedere le strategie e le regole urbanistiche in via di approvazione ed intervenendo senza ulteriori ritardi con scelte responsabili di effettiva salvaguardia del territorio.
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